L'artista, il suo mondo e l'ambiente circostante

15.12.2013 22:55
E' vero sì che l'artista possedeva un talento innato, ma è altrettanto vero che esso si dovesse formare per intraprendere al meglio la sua carriera. Tale formazione consisteva in viaggi, colloqui, introspezioni e riflessioni, insomma tutti eventi che tenevano distante il genio dal mondo borghese. Questo processo è assai importante per definire le scelte di ogni artista ed è perciò spesso rappresentato dall'artista stesso. Oltre a questo momento essenziale nella vita di ogni uomo d'arte ve ne erano molti altri, alcuni veri, altri frutto della tradizione. Tutti conosciamo gli artisti più importanti come uomini che hanno sofferto tutta la vita rimanendo nel disprezzo del pubblico per poi essere riconosciuti da esso solo dopo la morte. Lo scopo di questi topoi era quello di presentare l'artista come una persona fuori dal comune la cui idealità lo elevava al di sopra della massa borghese. Questo (auto)ritratto era già stato preparato e coltivato dagli artisti di corte, in aggiunta fu poi posto l'accento anche sulla libertà intellettuale per cui il genio produceva solo quelle che voleva lui e che gli era stato dettato dal profondo.
 
Questi stereotipi di vita solitaria si sono sviluppati secondo tre modelli che descrivono anche il rapporto tra l'artista e il suo pubblico:1) l'artista come genio misconosciuto e disprezzato che si offre in sacrificio per la sua arte.2) L'artista inserito in una piccola comunità di iniziati che riconoscono il suo genio, seppure la società lo disprezza ancora.3) l'artista come principe al quale i sudditi si inchinano esaltandolo come un dio. In questo caso la comunicazione tra genio e pubblico funzionava poiché quest'ultimo si mostrava maturo e sensibile.