IL MEDICO

15.12.2013 23:03
La figura del medico emanava già dall'800 un carisma particolare a causa dello status di esperto sociale e di demiurgo attribuitogli. L'innegabile successo di questa professione però non è dovuto ad un miglioramento tecnico, bensì alle notevoli difficoltà che questa professione dovette affrontare a metà del secolo: il numero dei medici aumentava, ma chi si poteva permettere di pagare i loro onorari erano sempre meno. Al di là dell'effetto acceleratore della volontà da parte dello stato di curare meglio i propri cittadini, vi fu anche la diffusione dell'interesse per questa professioni in ambienti sociali sempre più estesi, anche se una forte limitazione era costituita dai corsi di studio che richiedevano spese considerevoli.
 
Per un medico le condizioni variavano a seconda che esercitasse in campagna o in città; essi infatti disdegnavano le campagne poiché non vi trovavano condizioni favorevoli: il pagamento spesso si effettuava in natura, dopo i raccolti, e spesso per il prezzo più concorrenziale il contadino preferiva un praticone o un ciarlatano. In città invece le difficoltà erano minori, ed erano dovute essenzialmente alla concorrenza tra medici, la quale favoriva anche strategie commerciali sospette in cui medici e farmacisti collaboravano per irretire i pazienti: il medico offriva consulenze a buon mercato nelle quali prescriveva il medicinale più costoso per poi spartire il guadagno col farmacista che vendeva la medicina al paziente. Oggi risulta davvero difficile fare una stima delle entrate dei medici, ma possiamo ipotizzare che esse variassero dalle 300 sterline alle 700, senza contare chi superava di gran lunga queste cifre. A metà secolo però i medici ebbero gravi difficoltà poiché non riuscivano a convincere i malati della loro efficacia terapeutica che di fronte a bacilli come il colera veniva rimessa del tutto in discussione. I medici, inoltre, avevano vari tipi di concorrenza: Una di esse era quella dei medici illegali, un'altra dalle sette come i medici omeopati, e l'altra dagli speziali e dai chimici che si impadronirono del commercio farmaceutico, cercando di sottrarre al medico la prescrizione del farmaco. Rimaneva infine la concorrenza dei ciarlatani che si istruivano tramite la letteratura divulgativa di argomento medico che nell'800 raggiunse punte altissime. La risposta per combattere queste forme di concorrenza fu anzitutto la specializzazione e a seguire l'entrata nelle funzioni pubbliche che era accessibile a un gran numero di professionisti: Gli incarichi part-time, come le vaccinazioni, si moltiplicarono, contribuendo così all'idea che la medicina potesse essere un servizio pubblico come l'istruzione. Questa prospettiva fu all'origine della nascita delle organizzazioni professionali mediche su scala nazionale: la figura del medico nacque così da questa costruzione volontaria piuttosto che dalla capacità di imporsi spontaneamente. Le società mediche proliferavano, denunciando allo stesso tempo la saturazione, e per rimediare ciò proclamavano una lotta sempre più serrata ai guaritori e ai praticoni. Così la professione medica non scaturì da una scienza in pieno sviluppo, ma da una situazione da cui seppe trarre vantaggio. Anche le riforme politiche e sociali favorirono questa classe facendo intensificare la loro attività negli strati sociali medi e agiati, ma anche in quelli più bassi grazie allo stato che vide l'assistenza medica come un modo per ristabilire la pace sociale e per "civilizzare" una classe ritenuta barbara e selvaggia.
 
All'incremento dei guadagni della classe medica non furono estranee anche le assicurazioni sociali che si basavano sulle quote dei membri che disponevano di un reddito stabile. Finalmente il 15 luglio 1893 venne istituita una legge che garantiva l'assistenza medica gratuita per tutti i cittadini privi di mezzi (e si guardava bene dal definire chi fosse privo di mezzi). Malgrado le lamentele, anche i medici ne trassero profitto, non rimettendoci sul piano economico e rafforzando l'esercizio della loro professione. Insomma il rapporto tra medico e paziente stava cambiando, e se prima era il paziente ricco a comandare e il medico a obbedire, adesso è il medico a imporre e il paziente a obbedire. Inoltre il medico diventava sempre più presente agli avvenimenti importanti della vita, quali la nascita o la morte.
 
Il medico i generale aveva una grande esperienza teorica, ma gli mancava la pratica, per questo restarono soprattutto dei letterati e umanisti che facevano più parte della borghesia intellettuale più che degli scienziati o specialisti.
 
Ritornando al rapporto tra il medico e il suo paziente esso stava mutando anche all'interno degli ospedali; non esistevano infatti più colloqui privati tra medico e paziente, ma ad essi si sostituivano i colloqui tra il paziente e una équipe gerarchizzata che portò la medicina ad essere sempre più anonima ed impersonale. Il simbolo di ciò è la visita del primario che mostra ai suoi assistenti il paziente come un caso di studio. Ciò però accadeva nelle cliniche private, in quelle pubbliche invece le cose andavano diversamente. I principali pazienti di queste cliniche erano infatti nobili che, attratti dalle nuove possibilità della medicina moderna, non volevano più essere mescolati con "persone che soffrivano di miseria più che di una reale malattia".
 
La medicina nell'ottocento servì anche a combattere grandi malattie come la tubercolosi che per far sì che si potesse curare era necessario far rispettare alcune norme igieniche e comportamentali al malato. In questo caso la funzione del medico era più sociale e morale che terapeutica. Ciò obbligava il medico ad entrare nella sfera privata del paziente, compito che fu delegato ad un personale femminile di più modesta estrazione sociale. Allo stesso modo il medico ordinario fu privato di una parte consistente dei suoi compiti; si favorì così sempre più la specializzazione che fece crescere smoderatamente le ambizioni dei medici, i quali vollero estendere la loro influenza su tutta la società, avanzando folli ambizioni sulla gestione di vita degli individui della società.
 
Anche in ambito politico i medici ebbero grande successo e ciò dimostra la loro forte volontà di ascesa sociale. Nell'ambito della medicina pubblica è da sottolineare anche la nascita dei ticket modérateur: ogni paziente possedente una mutua riceveva un carnet di ticket che staccava al medico dopo la visita. Ogni mese il medico trasmetteva i ticket ricevuti alla società mutualistica che gli versava la somma corrispondente. Fino ad allora gratuito, il carnet poi divenne a pagamento.
 
Considerando tutti gli aspetti l'opinione pubblica attribuì al medico il ruolo di personaggio potente ascoltato e rispettato ovunque. Egli però differiva da questa visione e si presentava come una persona eternamente sfruttata dallo stato e dai servizi sociali, disprezzato dalla borghesia e schernito dai malati. Nonostante questo forte scarto tra realtà e percezione il medico rimaneva sempre un rappresentante delle classi medio-alte e come tale raggiunse il suo status rivendicando il proprio ruolo all'interno della società.

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